sabato 5 marzo 2016

Una spina dorsale bionica per cominciare...

Molti studi effettuati da un team di ricercatori australiani hanno portato alla realizzazione di un congegno hi-tech che rappresenta l’unica ed effettiva possibilità per tutte le persone paralizzate o affette da malattie o ferite che limitano l’utilizzo degli arti, di ritornare o “imparare” a camminare. Direttamente da Melbourne, come riporta Nature Biotechnology l'8 febbraio 2016, nasce la “spina dorsale bionica”, finanziata in parte grazie ai fondi dell’esercito americano.

stentrode

Finora la sperimentazione di questo piccolo congegno lungo pochi centimetri, chiamato stentrode, è stata effettuata solo sulle pecore, dimostrando così che l’apparecchio è in grado di controllare gli arti bionici. Inoltre, la squadra composta di 39 neurologi e ingegneri biomedici del Royal Melbourne Hospital, dell'University of Melbourne e del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health, hanno constatato che lo stent, dopo 190 giorni di test, ha emesso segnali che diventavano sempre più funzionanti e persistenti, dopo che si era formato e consolidato il tessuto attorno allo stesso stent. Il prossimo anno, gli scienziati australiani intendono impiantare questa “spina dorsale bionica” in tre pazienti del Royal Melbourne hospital di Victoria. Ciò che rende questa tecnologia così innovativa è la bassa invasività dell'operazione: non necessita di interventi al cervello.


La procedura di applicazione avrà una durata di circa due ore: gli specialisti praticheranno un’incisione all'altezza del collo del paziente e vi inseriranno un catetere, che una volta concluso l’intervento verrà rimosso, contenente lo stentrode, per poi disporlo sopra la corteccia cerebrale, ove partono gli impulsi nervosi che attivano i movimenti dei muscoli volontari. Successivamente verrà impiantato anche un dispositivo nella spalla che tradurrà i segnali in comandi inviati via bluetooth agli arti bionici.



funzionamento spina dorsale bionica

 “La nostra idea è quella di restituire la mobilità funzionale a pazienti con paralisi completa” – affermano i ricercatori, e concludono: “ci sono numerosi vasi sanguigni nel cervello e molti altri che potrebbero essere utilizzati per questo scopo. Questo significa che il potenziale di sperimentazione è alto. La nostra grande ambizione è riuscire, un giorno, a riattivare la parte del cervello di pazienti affetti da paralisi e ridonare loro il miracolo del movimento”.


Fonti immagini: Salute Leonardo ; Liguria Oggi


Greta Gravina e Alice Rijken

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