lunedì 14 marzo 2016

"And the Oscar goes to.."

La sera di domenica 28 febbraio fiorivano ovunque giri di scommesse, tutti si chiedevano se anche quest'anno Di Caprio sarebbe stato friendzonato dalla tanto ambita statuetta o se avrebbe finalmente coronato il sogno di una vita da attore, c’era chi aspettava solo di vedere di nuovo Jennifer Lawrence inciampare e cadere per poi rialzarsi come se nulla fosse accaduto, e chi semplicemente non vedeva l’ora di ammirare elegantissimi attori ed attrici avanzare sul red carpet e rivolgere abbaglianti sorrisi ai miliardi di telecamere. E poi c’eravamo noi, impegnati a preparare litri e litri di caffè per non perderci nemmeno un istante di spettacolo e di glamour, di aspettative e di sorprese, di vittorie e di sconfitte.


Il Red Carpet di fronte all'ingresso del Dolby Theatre

L’usuale discorso del presentatore, quest’anno ruolo affidato al comico Chris Rock, è atteso con un filo di tensione, per via dell’ondata di polemica che nelle settimane precedenti la cerimonia aveva investito l’Academy, colpevole di non aver candidato alcun attore o artista nero; lanciando su Twitter #OscarSoWhite, le personalità aderenti al movimento di protesta, come Will Smith e sua moglie, avevano l'obiettivo di attuare un boicotaggio per far diminuire gli ascolti televisivi, già in calo negli ultimi anni. Per fortuna Chris Rock riesce a toccare il delicato argomento con la giusta dose di ironia e gestisce la situazione con naturalezza e simpatia, anche se si sofferma sulla questione troppo a lungo e troppe volte nel corso della serata.
Aprono le danze la statuetta per la migliore sceneggiatura originale, conquistata da Il caso Spotlight, e quella per la migliore sceneggiatura non originale, assegnata a La grande scommessa. Segue la prevista vittoria di Alicia Vikander, migliore attrice non protagonista in The Danish girl, nel quale si adatta alla perfezione alla prova attoriale offerta dal protagonista Eddie Redmayne, sostenendone la forza e conferendole maggiore emozione. 


Alicia Vikander ed Eddie Redmayne in una scena di The Danish girl

Inaspettato il trionfo del film Mad Max: fury road, che domina nell'ambito dei premi tecnici, aggiudicandosi l’Oscar in sei delle dieci categorie nelle quali concorreva (migliori costumi, migliore scenografia, miglior trucco ed acconciatura, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior sound mixing), mentre ad Ex Machina restano i migliori effetti speciali. Il miglior film d’animazione è Inside out di casa Pixar, il miglior attore non protagonista è Mark Rylance, per Il ponte delle spie  (e nessuno meritava questo premio più di lui), il miglior film straniero è Il figlio di Saul, dall’Ungheria. L'Italia ha indubbiamente motivo di orgoglio nella vittoria del geniale compositore Ennio Morricone, il quale finora aveva ricevuto cinque candidature, ma non aveva mai vinto un Oscar se non quello onorario alla carriera nel 2007. Ed eccolo trionfare con la colonna sonora composta per il film di Quentin Tarantino The hateful eight; si tratta della prima collaborazione diretta tra i due giganti, anche se in ogni suo film Tarantino si era servito di musiche scritte da Morricone per altri film. 


Il compositore Quincy Jones consegna al Maestro Morricone l'Oscar per la migliore colonna sonora 2016

Dopo un breve discorso in italiano e una deferente standing ovation per il nostro musicista,  tocca a Jimmy Napes e Sam Smith salire sullo scintillante palco del Dolby Theatre per ritirare l’Oscar per la migliore canzone originale (Writing's on the wall, presente nell'ultimo film di 007, Spectre), diventando la prima coppia gay a ricevere il prestigioso riconoscimento dell’Academy, strappandolo ad artisti come Lady Gaga, che avevano dato il meglio nelle loro esibizioni tra un premio e l'altro.                                                                   Ora (sono circa le sei del mattino in Italia) ci si avvicina alle zone calde e i nostri occhi sono incollati allo schermo. Alejandro González Iñárritu è confermato miglior regista, per Revenant-redivivo, il film che ha ricevuto il maggior numero di nominations (ben 12 ) e che tra l’altro ha già vinto il meritato Oscar per la migliore fotografia ad inizio serata. La migliore attrice protagonista è la splendida Brie Larson, mamma guerriera in Room, e il miglior attore protagonista è nientepopodimeno che Leonardo DiCaprio in Revenant. Quando Julianne Moore pronuncia il suo nome, in sala esplode un applauso molto più fragoroso dei precedenti e molti addirittura si alzano in piedi, gesto questo che pare imbarazzare un po’ il diretto interessato, che ignora la reazione e corre sul palco, senza nascondere l'immensa soddisfazione, gli occhi lucidi ed un sorriso enorme, quasi commovente.

 


E’ evidente che se l’aspettava, come tutti d’altronde, anche se un po’ spiace che abbia vinto l’agognato Oscar per questa interpretazione, quando altre in passato l’avrebbero meritato di più. 
Il miglior film è Il caso Spotlight, ma la consegna dell’ultimo premio, il più importante, passa in secondo piano dopo la vittoria di Leo.                               Dopo qualche fugace commento sui grandi delusi rimasti a mani vuote, come Star Wars VII o Sylvester Stallone, di nuovo nei panni di Rocky Balboa in Creed, l’88esima cerimonia di consegna dei premi Oscar è conclusa.                  E anche quest’anno è fatta. I vari attori, registi, produttori e artisti cinematografici di ogni genere tirano un sospiro di sollievo e, comunque sia andata, vanno a fare baldoria, mentre noi rimaniamo qui davanti allo schermo nero e muto a sognare di essere lì, anche noi stelle brillanti, Dei dell’Olimpo.

Elena Gebbia
Gianluca D'angelo



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