martedì 8 marzo 2016

Cats at last




Giovedì 25 febbraio. Mettendo piede nel grandioso foyer del Teatro Regio sono meravigliata ed emozionata come se mi trovassi qui per la prima volta, e mi sembra di tornare bambina. Manca una decina di minuti all'inizio dello spettacolo, e che spettacolo. Sto parlando di Cats, uno dei musical più visti (ed ascoltati) della storia, rimasto in scena 21 anni di fila nel West End londinese e 18 anni a Broadway, ed ora approdato in Italia con la regia di Trevor Nunn e con la produzione originale del 1981, anno del debutto a Londra. L’opera nasce dal genio di Andrew Lloyd Webber, oggi barone e pari del Regno Unito per meriti musicali, il quale musicò le poesie contenute in “Old Possum's book of Pratical Cats” di Thomas Stearns Eliot, che originariamente le aveva concepite come favolette per i suoi nipotini. I protagonisti, come è facile immaginare dal titolo, sono gatti, gatti Jellicle per la precisione, gatti di ogni genere ed aspetto, gatti vivaci, ironici e dagli occhi scintillanti ma talvolta anche spaventati, tristi, riflessivi, o semplicemente alle prese con la vita o con i ricordi di un passato svanito.


Appena entrata in sala, sono colpita dalla mancanza del sipario, grazie alla quale posso vedere l’allestimento dell'ampio palco, che è un quartiere-discarica straripante di rifiuti e ciarpame vario. Ora tutti gli spettatori sono seduti ed in attesa, non ci sono posti liberi. Le luci si spengono e finalmente inizia. Purtroppo l’orchestra non si esibisce dal vivo, ma la componente visiva compensa ampiamente questa mancanza. I Jellicle Cats arrivano da ogni parte a passo felpato ed irrompono sulla scena, un uragano di pura energia che parte dal cuore del gruppo, o meglio del branco, che senza mai annullare i singoli gatti li fonde in un'entità unica e vibrante.

 

Ma questa è una serata speciale, quella del Jellicle Ball, ogni gatto deve distinguersi e farsi ammirare per avere l'onore di essere scelto dal leader Old Deuteronomy per ascendere all'Heaviside e reincarnarsi in un'altra vita. I cantanti ballerini si aggirano per il palcoscenico con le movenze sinuose ed aggraziate tipiche dei felini, per poi assumere qualche tratto umano mentre raccontano la storia della loro vita. In mezzo a questo vortice sempre più colorato e veloce, una nota nostalgica, malinconica e ferita: la gatta Grizabella, che, caduta in miseria ed allontanata dal branco, esprime la sua sofferenza con la struggente e celeberrima canzone "Memory", che dà il nome al tour passante per Genova, Torino, Milano e Bari, "Let the memory live again".

     
Elaine Page canta "Memory" nella produzione originale del 1981

Alla fine, però, dopo lo scompiglio causato dall'apparizione del diabolico gatto criminale Macavity, che prova a spacciarsi per Old Deuteronomy ma viene smascherato e messo in fuga, è proprio Grizabella a ricevere l'ambito premio ed a lasciare questa Terra.
Al  termine dello spettacolo, cerco di prolungare il più possibile gli applausi perché non voglio andarmene, voglio rimanere con questo sapore felice negli occhi. Cats è magico, esplosivo, sgargiante, vivo, e spero che sia il primo di una lunga serie di musical che bussano alla porta dei Teatri d'Opera italiani.

     
    Elena Gebbia


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