martedì 15 marzo 2016

Vivere a Londra: in mano un sogno e...tanto impegno!

La situazione lavorativa in Italia è, già da tempo, molto difficile e proprio per questo parecchi giovani sono spinti dal desiderio, che spesso nasce da un’ evidente necessità, di prendere il primo aereo ed iniziare una nuova vita, all'estero. Questo è il caso di una giovane ragazza italiana, Piera Bisignano, che ho avuto il piacere di intervistare l’1 marzo 2016. Piera si è lanciata in una nuova avventura che le ha permesso di rimettersi in gioco facendo qualcosa che non aveva mai fatto prima.

Piera "in the tube"
Dopo aver vissuto a Milano ed essendosi dedicata al mondo della moda, ha dovuto abbandonare la sua vita nella capitale della Fashion Week e cambiare prospettiva: ora vive nella Zona 1 londinese; ogni mattina si sveglia con i rintocchi del Big Ben e la vista del London Eye dal suo balcone.

London Eye
Ha avuto la fortuna di condividere un appartamento con una ragazza che lavora in un ristorante italiano, prima spiaggia per chi arriva lì, e ha iniziato a lavorare prima come cameriera e successivamente come assistente sommelier. Poi, esattamente lo stesso giorno in cui l’ho intervistata, ha fatto il suo primo giorno di lavoro in una sartoria in Kensington Ovest. Dopo aver mandato l’ennesimo cv nel suo settore, e senza perdere un secondo di vista i suoi desideri, ha di nuovo il lavoro per il quale ha studiato ed investito molto tempo.

Dal ristorante alla sartoria!

Quando le ho chiesto come fosse la popolazione inglese mi ha risposto che è sicuramente molto più precisa e veloce sul lavoro rispetto alla nostra; i nordici sono determinati e pragmatici, però hanno qualcosa in meno rispetto a noi: l’inventiva! Piera mi ha anche svelato un arcano che rientra nell'immaginario dell’italiano medio: gli inglesi sono persone gentilissime e non è assolutamente vero che quando pensano al nostro Paese colleghino immediatamente “pizza e mandolino” o “pizza, mafia e Berlusconi”, anzi, molti riconoscono il nostro patrimonio culturale e considerano la nostra abilità culinaria seriamente unica ed inimitabile. Questo simpatico video (che mi ha passato lei) ce lo può ulteriormente confermare!



Inoltre, mi ha detto che a Londra il costo della vita non è indifferente: meno di 20£ per la spesa non si spendono mai e un altro costo “necessario” è l’abbonamento alla tube che richiede un ulteriore sacrificio ed è tutto in continua evoluzione. "Puoi fare la bella vita come ritrovarti senza un penny e sei da sola con te stessa”, mi ha detto, ed è forse l’unico vero ostacolo, che in una grande metropoli come Londra, un giovane ha il rischio di incontrare. E’ un’esperienza a 360 gradi: bella ed elettrizzante, ma bisogna rimboccarsi le maniche per realizzare i propri sogni e fare carriera.

In alto a sinistra andando verso destra: spesa "dell'ultimo minuto", Covent Garden, Bond Street, the Tube

E dopo questa lunga ed interessante chiacchierata, come conclusione dell'intervista, Piera ha lasciato cinque preziosi consigli da seguire per chi, in futuro, dovesse andare a vivere a Londra:

1)cercare un ostello per i primi giorni e fare l’Oyster Card per muoversi facilmente con i mezzi;
2)cercare lavoro con stranieri;
3)prendere casa solo tramite agenzie che fanno contratti regolari e non con privati;
4)mettersi subito in movimento per cercare lavoro, fare il NIN e aprire il Bank Account ;
5)mettersi in gioco e non arrendersi facilmente…Londra è una giungla!

Greta Gravina

L'evoluzione della Barbie: dalla sua nascita ad oggi



Nel 1945 a Los Angeles nasce in un garage, quello che oggi è un colosso del mondo dei giocattoli: Mattel.
La vera "mamma"di quella che oggi è la Barbie è stata la moglie di uno dei fondatori della Mattel, Ruth Handler, colpita dal fatto che la figlia preferisse giocare con le immagini ritagliate dalle riviste di moda piuttosto che con le bambole all'epoca in commercio; ebbe così un'intuizione: creare una nuova bambola che non rispecchiasse più solamente il prototipo della mamma casalinga e della moglie, ma che rappresentasse la "donna moderna".
Inizialmente la sua idea non venne presa in considerazione,ma nel 1956 avvenne la svolta: durante un soggiorno in Svizzera, Ruth vede in un negozio di giocattoli la bambola Lilli e visto il grande successo che aveva suscitato in Svizzera e Germania, decise di comprarne tre e di portarle in America con l'intento di modificarle e metterle in produzione.

La bambola Lilli.
Il 9 Marzo 1959 prende vita la Barbie (così chiamata in onore della figlia di Ruth, Barbara), un piccola bambola di 30 cm con con un corpo sinuoso e con il make-up in voga in quegli anni.
Questa bambola è la rappresentazione perfetta delle mode e dei periodi in cui "vive"; dagli abiti ai gioielli passando da macchine e proprietà private, tutto cambia a seconda del periodo.
Infatti in molti testi della storia della moda, la Barbie appare come simbolo di moda, e nel 1976 in occasione del bicentenario dell'indipendenza dell'America, è stata inserita insieme ad altri oggetti simbolo di quegli anni in un contenitore chiamato: "Capsula del Tempo", che verrà aperto nel 2076.
Ma la grande rivoluzione/evoluzione di casa Mattel per il 2016 riguarda la linea Barbie Fashionistas, quella “classica”, la collezione di bambole non vedrà più un solo modello, alto magro e biondo, ma quattro diverse silhouette, sei carnagioni, diciannove colori di occhi e ben venti diverse acconciature, tra colori, texture e tagli di capelli.
Il “problema” nasce quando ciò che Barbie è: bionda, alta, vita da vespa, fisico plasmato sulle misure di modelle come Kate Moss, diventa l’unica bellezza possibile, l’unica autentica bellezza.
È stato assicurato dal Brand che ogni abito sarà presentato con varie "taglie", potendo così avere la stessa scelta di abbigliamento per le varie bambole.
L'azienda ha voluto sottolineare al mondo del fashion che: "La moda è per tutti."

Messaggio lanciato dalla Mattel.

La versione classica, per ora, è quella con più modelli, ma, i volti di quelli nuovi sono diversi in modo da non avere solo tratti al 100% occidentali, ma anche asiatici e africani. I capelli, le carnagioni e i colori degli occhi ora coprono un range davvero ampio.

I nuovi modelli con tratti orientali e africani.


Ecco invece la versione "petite" dal francese piccola,proprio perché rispetto a quella standard è più minuta.
Il modello "petite".




Ecco la versione "tall", per quelle bambine che fin da piccole sono scambiate per cestiste.
Il modello "tall".


E per finire ecco il modello "curvy" più formosa della Barbie standard, ma ugualmente bella e fashion. Non è da sottovalutare il fatto che queste bambole possano anche insegnare a vestire in modo personalizzato e glamour, ogni tipo di fisico, senza bisogno di provare un senso di “diversità” quando non c’è nessun dato che possa definire cosa renda tali.
Il modello "curvy".


       


Eleonora Ballor

lunedì 14 marzo 2016

"And the Oscar goes to.."

La sera di domenica 28 febbraio fiorivano ovunque giri di scommesse, tutti si chiedevano se anche quest'anno Di Caprio sarebbe stato friendzonato dalla tanto ambita statuetta o se avrebbe finalmente coronato il sogno di una vita da attore, c’era chi aspettava solo di vedere di nuovo Jennifer Lawrence inciampare e cadere per poi rialzarsi come se nulla fosse accaduto, e chi semplicemente non vedeva l’ora di ammirare elegantissimi attori ed attrici avanzare sul red carpet e rivolgere abbaglianti sorrisi ai miliardi di telecamere. E poi c’eravamo noi, impegnati a preparare litri e litri di caffè per non perderci nemmeno un istante di spettacolo e di glamour, di aspettative e di sorprese, di vittorie e di sconfitte.


Il Red Carpet di fronte all'ingresso del Dolby Theatre

L’usuale discorso del presentatore, quest’anno ruolo affidato al comico Chris Rock, è atteso con un filo di tensione, per via dell’ondata di polemica che nelle settimane precedenti la cerimonia aveva investito l’Academy, colpevole di non aver candidato alcun attore o artista nero; lanciando su Twitter #OscarSoWhite, le personalità aderenti al movimento di protesta, come Will Smith e sua moglie, avevano l'obiettivo di attuare un boicotaggio per far diminuire gli ascolti televisivi, già in calo negli ultimi anni. Per fortuna Chris Rock riesce a toccare il delicato argomento con la giusta dose di ironia e gestisce la situazione con naturalezza e simpatia, anche se si sofferma sulla questione troppo a lungo e troppe volte nel corso della serata.
Aprono le danze la statuetta per la migliore sceneggiatura originale, conquistata da Il caso Spotlight, e quella per la migliore sceneggiatura non originale, assegnata a La grande scommessa. Segue la prevista vittoria di Alicia Vikander, migliore attrice non protagonista in The Danish girl, nel quale si adatta alla perfezione alla prova attoriale offerta dal protagonista Eddie Redmayne, sostenendone la forza e conferendole maggiore emozione. 


Alicia Vikander ed Eddie Redmayne in una scena di The Danish girl

Inaspettato il trionfo del film Mad Max: fury road, che domina nell'ambito dei premi tecnici, aggiudicandosi l’Oscar in sei delle dieci categorie nelle quali concorreva (migliori costumi, migliore scenografia, miglior trucco ed acconciatura, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior sound mixing), mentre ad Ex Machina restano i migliori effetti speciali. Il miglior film d’animazione è Inside out di casa Pixar, il miglior attore non protagonista è Mark Rylance, per Il ponte delle spie  (e nessuno meritava questo premio più di lui), il miglior film straniero è Il figlio di Saul, dall’Ungheria. L'Italia ha indubbiamente motivo di orgoglio nella vittoria del geniale compositore Ennio Morricone, il quale finora aveva ricevuto cinque candidature, ma non aveva mai vinto un Oscar se non quello onorario alla carriera nel 2007. Ed eccolo trionfare con la colonna sonora composta per il film di Quentin Tarantino The hateful eight; si tratta della prima collaborazione diretta tra i due giganti, anche se in ogni suo film Tarantino si era servito di musiche scritte da Morricone per altri film. 


Il compositore Quincy Jones consegna al Maestro Morricone l'Oscar per la migliore colonna sonora 2016

Dopo un breve discorso in italiano e una deferente standing ovation per il nostro musicista,  tocca a Jimmy Napes e Sam Smith salire sullo scintillante palco del Dolby Theatre per ritirare l’Oscar per la migliore canzone originale (Writing's on the wall, presente nell'ultimo film di 007, Spectre), diventando la prima coppia gay a ricevere il prestigioso riconoscimento dell’Academy, strappandolo ad artisti come Lady Gaga, che avevano dato il meglio nelle loro esibizioni tra un premio e l'altro.                                                                   Ora (sono circa le sei del mattino in Italia) ci si avvicina alle zone calde e i nostri occhi sono incollati allo schermo. Alejandro González Iñárritu è confermato miglior regista, per Revenant-redivivo, il film che ha ricevuto il maggior numero di nominations (ben 12 ) e che tra l’altro ha già vinto il meritato Oscar per la migliore fotografia ad inizio serata. La migliore attrice protagonista è la splendida Brie Larson, mamma guerriera in Room, e il miglior attore protagonista è nientepopodimeno che Leonardo DiCaprio in Revenant. Quando Julianne Moore pronuncia il suo nome, in sala esplode un applauso molto più fragoroso dei precedenti e molti addirittura si alzano in piedi, gesto questo che pare imbarazzare un po’ il diretto interessato, che ignora la reazione e corre sul palco, senza nascondere l'immensa soddisfazione, gli occhi lucidi ed un sorriso enorme, quasi commovente.

 


E’ evidente che se l’aspettava, come tutti d’altronde, anche se un po’ spiace che abbia vinto l’agognato Oscar per questa interpretazione, quando altre in passato l’avrebbero meritato di più. 
Il miglior film è Il caso Spotlight, ma la consegna dell’ultimo premio, il più importante, passa in secondo piano dopo la vittoria di Leo.                               Dopo qualche fugace commento sui grandi delusi rimasti a mani vuote, come Star Wars VII o Sylvester Stallone, di nuovo nei panni di Rocky Balboa in Creed, l’88esima cerimonia di consegna dei premi Oscar è conclusa.                  E anche quest’anno è fatta. I vari attori, registi, produttori e artisti cinematografici di ogni genere tirano un sospiro di sollievo e, comunque sia andata, vanno a fare baldoria, mentre noi rimaniamo qui davanti allo schermo nero e muto a sognare di essere lì, anche noi stelle brillanti, Dei dell’Olimpo.

Elena Gebbia
Gianluca D'angelo



I 5 Film più costosi mai realizzati!

Tutti noi sappiamo che per fare un film si spendono molti soldi, ma quanti esattamente? Questa è una classifica dei film più cari di tutti i tempi:

Rapunzel (2010):

La dolce principessa dai lunghi capelli, che ci fa tanto sognare, da sola, unicamente per abiti e parrucchiere (e con i capelli che ha, ne ha certamente bisogno) ha speso 260 milioni di dollari.
Però la nostra cara donzella si è fatta valere nelle sale cinematografiche: già solo nella prima settimana in America ha incassato 49.100.000 $.  In tutto il mondo ha incassato 591,794,936 $.
Direi che possiamo pagarle il parrucchiere...



John Carter (2012):

E come dice il detto: qui cascano gli asini. Film carino, ma da per le spese che sono state fatte per questa pellicola ci si aspettava chissà che cosa. Il prezzo di produzione è stato di 263,7 milioni $.
Il film, infatti, si è rivelato una delle più grandi perdite economiche della storia del cinema.



Avengers: age of Ultron (2015):

Qui, qualsiasi cosa sia stata fatta va bene per tutti, credo. Il cast è pieno di bellissimi attori, valutati anche nelle classifiche gli uomini (e la donna, parlando di Scarlett Johansson) più sexy del mondo.
Ritornando ai soldi : 280 milioni di dollari spesi per un incasso di più 1.4 miliardi $.
Per loro, questo ed altro.



E poi arriviamo all'amatissimo Jack Sparrow! (ringraziamo Jhonny Depp per essere così affascinante...)

Pirati dei Caraibi: ai confini del mondo (2007):

Sono stati utilizzati 3 milioni di dollari, soldi spesi bene; anche perché l'incasso è stato di 963,420,425 $.
In fondo il "brillante Jack" era da recuperare ai confini del mondo e si sa: viaggiare costa!



Pirati dei Caraibi: oltre ai confini del mare (2011):

Direi che investiamo sui "confini", si guadagna bene. Il budget è stato di 378,5 milioni di $. Al botteghino hanno riscosso 1.05 miliardi di dollari. Ma adesso godetevi il trailer di questo bellissimo film:




Ringraziamento speciale per Mr Amon che mi ha dato l'ispirazione per questo articolo.
Jamileth Acosta

Favij, una vita sotto le cuffie


Il mondo è pieno di persone famose che hanno inventato social, telefoni, grattatori per la schiena portatili, che hanno pozzi di petrolio e svariati titoli in borsa che valgono milioni. Chi non vorrebbe fare il loro mestiere? Oggigiorno è emerso dai mari telematici e informatici una nuova "professione": lo youtuber. La grande diffusione dei sociale network ha ampiamente aiutato la crescita del fenomeno; moltissimi adolescenti ogni giorno, da qualunque parte del mondo, aprono dei canali su youtube e postano video; il genere è ovviamente vario: il gamer, la fashon blogger, il comico, la cantante.......
Ci saranno nomi che possono suonare familiari, ad esempio PewDiePie, Ipantellas, Scottecs... e ancora i frenchmole, i nirkiop, Albericoyes, e Favij.
Uno degli youtuber più famosi d'Italia e allo stesso tempo più criticati è proprio Favij, nome d'arte di Lorenzo Ostuni, ventun anni.
Questo ragazzo con i suoi video fa migliaia di visualizzazioni e presenta due milioni di iscritti al canale (dato in costante crescita).
Favij rientra nella categoria dei gamer: gioca a videogiochi per computer (Five night at Freddy's, Slenderman, Alien Isolation, Catmario), per nintendo Ds e per Ipad e anche per Oculus Rift.

Favij alle prese con un ragno trovato dietro al computer 
Il primo di febbraio un gruppo di giornlisti "in erba" per conto della rivista Focus Junior è andato a intervistarlo.
L'incontro con lo youtuber è avvenuto a Milano, nella sede della rivista stessa. Il ragazzo è arrivato in ritado di mezz'ora e i piccoli giornalisti temevano che non sarebbe venuto, ma alla fine è arrivato. Qui in seguito riportiamo un pezzo dell'intervista.

Riesci ad andare in giro per le vie di Milano senza essere fermato dai fan?
Beh, ogni tanto capita... più cha latro quando comincio a vedere qualcuno che mi guarda da lontano e fa una faccia stupita, lì mi piglio male perchè alla fine sono sempre in soggezione...

Favi, ti piace viaggiare? Se sì dove vorresti andare? 
Mi piace viaggaire un sacchissimo, vorrei visitare il Giappone. Sono già stato diverse volte in America dove ho girato anche diversi vlog che poi ho postato sul canale.

Qual è la tua emoticon di whatsapp preferita?
.... sono bellissmie queste domande....
Quella con la scimmia che si copre gli occhi, quella che ride con le lacrime... il cuore, non quello rosso che quando lo mandi diventa gigantesco e fa schifo, quello blu.

Sei diventato molto famoso negli ultimi anni: credi di essere cambiato, dal punto di vista del tuo carettere?
No, dal punto di vista del mio carattere no.. però di scicurezza interiore sì.

Qual è la cosa più bella dell'essere uno youtuber?
Conoscere i miei fan di persona... non lo dico perchè ci siete voi e devo fare il lecchino [...]

In seguito a Favij sono state poste anche delle domande di tipo scolastico a cui ha saputo, più o meno, rispondere. [...]
Alla fine dell'intervista c'è stato un momento in cui gli inviati della rivista hanno potuto chiedere gli autografi, fare foto e abbracciare lo youtuber.
Il ragazzo ha anche risposto a dalcune domande che non sono state filmate, in quel momento ha rievlato un lato di se che molti credevano essere solo una finzione per avere più audience: la simpatia.
 Il week end seguente, un sabato, Favij ha postato un video su youtube in cui aveva rispreso alcuni momenti dell'intervista; quelli che non sono stati risportati si trovano sulla rivista del Focus Junior che verrà pubblicata a metà aprile 2016.
(Posso affermare di aver partecipato di persona all'intervista di Lorenzo... sono quella ragazza che ci rimane troppo male al "Zayn"....)

 





MAKE AMERICA TRUMP 'S BITCH

Il caro vecchio Donald, il nuovo volto degli Stati Uniti

Eccolo! E' l'uomo del momento, il candidato più pericoloso ed ineleggibile della corsa alla presidenza degli Stati Uniti.



Ha una delle acconciature piú imbarazzanti che il mondo ricordi, "testata nella galleria del vento"- per citare David Letterman-, è uno degli individui più sessisti, razzisti e politicamente scorretti  che la società abbia mai conosciuto, è il genio dietro la creazione del famoso format televisivo " The Apprentice ", è scrittore di libri come " Trump: How to Get Rich" o " Pensa in grande e manda tutti al diavolo" e altre pietre miliari della letteratura americana. Ma il magnate del mattone, con un misero patrimonio pari a nove miliardi di dollari, non è solamente un eccelso letterato, ma anche un brillante attore e un promettente wrestler nella WWE.
 Tra le sue frasi più significative ricordiamo quelle in cui sostiene che l' effetto serra sia una "balla inventata dai cinesi", ma contemporaneamente afferma che ne abbiamo bisogno perché "a New York si gela", vorrebbe chiudere internet per arginare il terrorismo, ha avuto il buon gusto di twettare questa meraviglia di diplomazia e correttezza politica:


E allora..."Monica Lewinsky for president!"


Vuole alzare 2500 km di muro tra il suo paese e il Messico ( a spese di quest' ultimo, ovviamente), deportare 10 milioni di immigrati in quanto tutti criminali, commercianti di droga e stupratori; recentemente ha fatto cacciare due manifestanti musulmani pacifici e silenziosi da uno dei suoi comizi elettorali. Infatti quest' azione provocatoria è perfettamente in linea con i suoi propositi: ha intenzione di bloccare l' accesso agli Stati Uniti per tutti gli immigrati di fede islamica fino a quando le autorità non avranno capito come gestire la situazione.
Ha definito il Papa un personaggio vergognoso, una pedina controllata dalla politica, ma poi ha ritrattato  "È una persona fantastica, non voglio litigare". 
E' fortemente favorevole alla tortura e al secondo emendamento della costituzione americana, ovvero quello che consente ai civili il possesso di armi.



Questo fenomeno da baraccone, nonostante abbia lo stesso nome di battesimo di Paperino e la medesima credibilità come personaggio politico, continua ad acquisire consensi e con buona probabilità, grazie al suo populismo e al malcontento generale per l' attuale governo, diventerà il leader della nazione più potente al mondo al grido di " MAKE AMERICA GREAT AGAIN" . 




Ma in fondo guardatelo, come si fa a non amarlo ?



Guido Giuliano


Giornalismo italiano: fonte di informazione o truman show?


Milioni di persone ogni giorno comprano un giornale in edicola oppure si aggiornano sul web: le notizie, raccolte da giornalisti in giro per il mondo, vengono  selezionate e successivamente elaborate dagli editori.

alcuni esmpi di giornli italiani

Il lettore si fida di ciò che trova scritto anche se può ritenere alcune informazioni un po' azzardate o tendenziose.
Le notizie possono essere criticate e, attraverso i siti online, è possibile commentare o anche parlare con i giornalisti che hanno scritto l'articolo.
Ciò che però non si può commentare e su cui non si possono avere dubbi  è ciò che non viene riportato: cioè quelle notizie che vengono considerate scomode o inutili.
Il giornalismo italiano è corrotto fin nel midollo. L'informazione è attaccata da un cancro, un'edera velenosa che è la politica o l'interesse di alcuni che la gente sappia o non sappia. Non ci sono cure, non ci sono diserbanti che possano fare la differenza!
I giornali che compriamo ogni giorno selezionano delle notizie mentre ne scartano altre: a volte succede perché hanno una rilevanza minore (esempio: la vicina di casa che ha perso il gatto Milù rispetto a un colpo di stato in Corea) oppure perché, più semplicemente, sono notizie scomode.
Si parla sempre di mafia e corruzione, ma sappiamo fino a che livello siamo arrivati?
Capita che alcune notizie non possano essere represse o perché trapelano o perché sono state riprese da telefonini e messe sui social; nel caso in cui, però, siano solo "scomode" c'è una strategia a cui il giornalismo può ricorrere: trattare l'argomento in maniera superficiale e meno accattivante.
Un esempio eclatante potrebbe essere il "Family Day". Cos'è il Family Day? Il Family Day è un'insieme di manifestazioni organizzate in Italia in difesa dei valori tradizionali cattolici della famiglia e contrarie all'estensione dei diritti per le unioni omosessuali o di fatto.
Recentemente c'è stata una manifestazione di questo genere in occasione del voto per il disegno di legge Cirinnà in Senato. Precisamente una settimana dopo la manifestazione delle "famiglie arcobaleno", il Circo Massimo a Roma si è riempito di famiglie cosiddette "tradizionali" che protestavano e volevano far sentire la loro voce.
Risultato?  Un articoletto in seconda pagina e qualche post sui social. Dov'è finito tutto quel clamore che nel circo romano è risuonato per tutta la giornata?
Per il giornalismo,ad eccezione di quello cattolico, non è mai esistito.
La notizia, essendo scomoda per i politici che volevano far approvare il progetto di legge e che volevano l'appoggio dei cittadini italiani che ancora erano neutrali, è stata repressa.
Ovviamente non è solo l'interesse dei politici a fare la differenza ma anche l'orientamento filosofico  del direttore del giornale in prima persona.
Ad esempio il giorno dopo la manifestazioned del Family Day, sulla Stampa il titolo è stato questo:
<Quei gay in piazza al Family Day: "Se ci scoprono siamo fregati"> 
Può essere che il direttore della Stampa non volesse minmizzare l'avvenuto ma, dopo aver letto l'articolo il cittadino italiano che ha letto l'articolo avrà pensato: "Che inutile il Family Day! " oppure: "Che furbi quei gay che non si sono fatti beccare l'altro giorno!"


foto di manifestanti durante il Family Day
 Quindi la domando è questa: ciò che sappiamo è vero o è tutto fonte di manipolazione?
Indubbiamente non è possibile non manipolare un'informazione: anche solo raccontandola ad un amico o ad un conoscente la nostra mente selezione cosa dire come dirlo.
Selezionare è buono, ma omettere completamente è un crimine.
Crimine? Esatto. Lo scopo del giornale nelle sue origini è quello di informare e non di manomettere i fatti. Se questo avviene si corrono dei gravi rischi: ricordiamo che la dittatura si caratterizza proprio dalla manipolazione dei fatti e dei pensieri. Infine l'omissione delle informazioni è un controsenso intrinseco del fare informazione.
Il giornalismo italiano è un truman show: sappiamo solo ciò che qualcuno (senza nome, senza faccia) vuole che si sappia e non sappiamo tutto quello che è ritenuto scomodo.
Anche ciò che è contenuto in questo articolo potrebbe essere tranquillamente fonte di invenzione con lo scopo di manipolarvi... come fare a capire se è tutto vero?



Rachele Veronese